Smart working, telelavoro, lavoro da remoto, lavoro distribuito … termini che fino a pochi anni fa erano sconosciuti o utilizzati molto raramente, se non riservati a pochi e specifici ambiti lavorativi, oggi sono concetti ampiamente diffusi e parte integrante di una mentalità lavorativa e di un approccio all’impiego che stanno evolvendo in maniera rapida e costante.
Se da un lato lo sviluppo della tecnologia e dell’informatica offre quotidianamente soluzioni sempre più sofisticate ed avanzate che portano enormi vantaggi e nuove dinamiche nel mondo del lavoro, da un altro lato sempre di più aziende stanno maturando la consapevolezza che un diverso approccio ai flussi operativi e ai processi lavorativi può incrementare la produttività e migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti.
Addio “vecchia” scrivania!
Il concetto di base che accumuna queste modalità di lavoro e’ unico e molto semplice: sradicata la convinzione che il lavoro e’ indissolubilmente e necessariamente legato ad un tempo predefinito e a un luogo specifico, questa nuova metodologia prevede una produttività slegata dalla classica scrivania e dal “vecchio” cartellino, un’attività lavorativa che quindi si può svolgere – tendenzialmente – dove e quando si vuole.
Nuove piattaforme digitali consentono una (perfetta) comunicazione audio visiva tra colleghi che non si trovano nello stesso luogo, sofisticati server permettono la condivisione immediata e in tempo reale di documenti e appunti, per non parlare dei devices oggi disponibili che fungono da veri e propri assistenti virtuali.
Questo nuovo concetto di lavoro ha (s)travolto in maniera importante le abitudini personali e professionali degli individui. Un nuovo modo di pensare, di lavorare ma anche – e soprattutto – di vivere i rapporti interpersonali, di calibrare diversamente i pesi e gli impegni durante la giornata, andando nella maggior parte dei casi a migliorarne la qualità, un nuovo equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.
Dal punto di vista aziendale e’ stato invece rilevato che queste dinamiche di lavoro “Smart” hanno incrementato la produttività e contenuto i costi. Ma anche l’impatto a livello civico e sociale ne trae gran vantaggio: meno persone che raggiungono il luogo di lavoro con auto e mezzi significa meno traffico ( e quindi meno inquinamento ), maggiore mobilità e maggiore “respiro” nelle città.
La differenza tra lo smart working e il lavoro distribuito
Sebbene queste modalità lavorative siano accumunate da molte caratteristiche simili, in primis quella di “rompere vecchi schemi” e sposare una filosofia lavorativa il focus sono gli obiettivi da raggiungere in un progetto anziché gli orari e i luoghi dove il progetto viene “elaborato e svolto”, sono diverse le modalità in cui queste formule lavorative si traducono nella pratica.
Lo smart working si struttura per fasi, cicli e obiettivi, che diventano il motore propulsore nonché obiettivo unico dell’attività lavorativa che è svincolata da luoghi e orari fissi. Questo modello lavorativo prevede un rapporto subordinato tra datore di lavoro e dipendente (esiste quindi un contratto) e pur potendosi svolgere in una qualsiasi sede che non sia quella lavorativa, rimane subordinato ad un lasso temporale che corrisponde a quello definito nel normale contratto del dipendente.
Ciò significa che l’attività del dipendente si deve svolgere entro i limiti dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale previsto dal contratto. Lo smart working prevede inoltre alcuni momenti di permanenza dei dipendente nella sede lavorativa, per controlli, riunioni, verifiche, e per svolgere quelle mansioni che non è possibile espletare da remoto.
Lo smart working quindi pur rappresentando una grande novità nell’ambito lavorativo e professionale, presenta alcuni punti deboli legati a quelle mansioni per cui è necessario avere un supporto aziendale e agli orari che rimangono comunque stabili e stabiliti.
Diversamente, il lavoro distribuito rappresenta una grande innovazione, che ancora non tutte le aziende sono state in grado di comprendere e di applicare.
Innanzitutto il lavoro distribuito e’ realizzabile solo se e’ possibile assicurare la presenza di strumenti e supporti che possano permettere un utilizzo da remoto: un team di lavoro distribuito può lavorare sempre e comunque da remoto ma soprattutto può svolgere in totale autonomia qualsiasi tipo di lavoro.
Un team di lavoro distribuito inoltre non ha limitazioni orarie ne’ l’obbligo di recarsi presso la sede lavorativa periodicamente. Per quanto questo modello lavorativo sia davvero all’avanguardia e come tale non largamente diffuso, ci sono comunque aziende che sono addirittura nate come team di lavoro distribuiti e che una sede non l’hanno mai avuta. Per questa tipologia di professionisti la “normalità” e’ lavorare da remoto, svolgendo qualsiasi tipologia di lavoro.
Naturalmente questi tipo di lavoro presuppone una sofisticazione tecnologica piuttosto importante ma anche una grande “flessibilità” strutturale e organizzativa della direzione. Molto spesso infatti le difficoltà a muoversi verso modalità lavorative più moderne ed evolute non sono dettate da limiti di tipo oggettivo ma da schemi “tradizionali” che non è sempre facile abbattere e abbandonare.